Un nuovo modello di sviluppo made in Novamont
La direzione dello sviluppo
"Vorrei fare questa riflessione: – dice Daniela Riganelli, consulente Novamont, nello spiegare il modello dell'impresa – in quale direzione deve andare lo sviluppo industriale per consentire non solo un futuro migliore, ma almeno un futuro possibile? Attualmente sappiamo che l’emergenza complessiva è costituita dai cambiamenti climatici, dalla riduzione delle risorse naturali e da problema rifiuti, in particolare dalla disperisione di plastiche che affligge tutti i mari, dal Mediterraneo a tutti gli oceani. La partita di questi grandi problemi potrebbe in parte risolversi con un cambio di modello complessivo: dall’economia di prodotto alla bio-economia circolare. Rispetto all'economia circolare, il suffisso "bio" compie un ulteriore passo in avanti: mentre la prima si concretizza nel progettare beni e servizi almeno riciclabili, re-immettendo materia prima-seconda nel circuito produttivo, l'altra prevede direttamente l'impiego di una materia prima rinnovabile, che oltre a ridurre risorse, incide direttamente sulla riduzione di carbonio fossile da immettere in atmosfera e quindi alla riduzione dell’effetto serra. Novamont opera proprio in questo ambito sviluppando nuovi modelli industriali che hanno un approccio sistemico nell’uso conservativo delle risorse e nella produzione di beni a basso impatto ambientale".
Il “Life Cycle Thinking”
"L'impresa valorizza i territori attivandovi bioraffinerie integrate, dedicate alle produzione di bioplastiche e bioprodotti contententi fonti rinnovabili, riconvertendo siti industriali non più competitivi e nel rispetto delle specificità locali. L’ambito di ricerca e di sviluppo è quello della chimica verde che permette di produrre beni e servizi inquadrati nell’ottica della bio-economia, secondo il principio fondamentale del “Life Cycle Thinking” (LCT), “Penso in modo circolare”. Le risorse rinnovabili infatti sono colture che rispettano biodiversità e valorizzano i territori che magari sono marginali e in ottica di bio-economia, valorizzano tutto il possibile della biomassa, attraverso un processo a cascata che minimizza gli scarti e produce come output, beni con un forte valore aggiunto. L’obiettivo è quindi superare l’economia di prodotto verso un’economia di sistema dove il prodotto industriale è una “soluzione” a un problema ambientale. La bioplastica ad esempio è un materiale contentente materia prima rinnovabile, che ha anche la proprietà di poter essere riciclata come materiale organico, quindi di essere biodegradabile e compostabile. Si tratta di un tipo di prodotto/servizio che va a sostituire alcuni oggetti di plastica monouso che hanno creato in passato e ancora creano enormi problemi ambientali. Ma la bioraffineria produce anche altri bio-chemical quali: biolubrificanti, bioerbcidi e biocosmetici".
Quali vantaggi?
"Accanto ai vantaggi ambientali in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale, ma anche di riscaldamento globale abbiamo anche al contempo il vantaggio sociale ed economico della reindustrializzazione delle aziende, che aumentano così la competitività e realizzano valore aggiunto, creando occupazione e benessere nei territori.
Le bioplastiche ad esempio rapprestentano un ottimo esempio di bio-economia circolare anche in relazione al fine vita del manufatto tutto è all’interno del sistema attuale di raccolta differenziata in quanto rappresentano una soluzione per ottimizzare la qualità del rifiuto organico che viene mandato all’impianto di compostaggio. I manufatti (buste, sacchi frutta e verdura e altro) in MATER-BI (la famiglia di bioplastiche di Novamont) sono infatti certificati secondo la norma UNI EN13432 che ne stabilisce la compostabilità ovvero la trasformazione in un fertilizzante utile alla terra attraverso il processo di compostaggio in impianti dedicati di trattamento aerobico o anaerobico".
Un modello portato avanti a livello internazionale
"Novamont sta collaborando con Umbria Export in acuni mercati che sono di interesse comuni. In particolare in quello argentino e tunisino. Quest’ultimo in particolare si sta muovendo anche a livello istituzionale perchè è sempre necessario agire in ottivca sistemica per accompagnare i processi di bio-economia nei territori".